L’agricoltura biologica è divenuta ormai una necessità sempre più impellente e difatti non è un caso se l’attenzione sull’argomento si mantiene da anni su livelli stabili. La verità è che nel 2050 la popolazione stimata raggiungerà con buone possibilità i 9 miliardi di persone ed è altrettanto ovvio come occorra trovare delle soluzioni adeguate per sostenere questo ritmo di crescita, nuove sfide si aprono all’orizzonte e tra questa una delle più importanti è proprio quella sostenibilità delle risorse.
Sono numerosi gli studi condotti che attestano come l’agricoltura biologica, nonché il consumo di alimenti biologici, sia in grado di generare effetti positivi non solo sulla vita umana, ma anche sul territorio circostante grazie alla riduzione degli sprechi energetici ed economici e dell’immissione di sostanze nocive. In Italia si stima che la superficie destinata all’agricoltura biologica sia attualmente superiore al milione di ettari con un giro d’affari complessivo che sfiora i 4 miliardi di Euro, è evidente quindi come si stia parlando di una realtà capace di impattare notevolmente su molti aspetti della nostra vita. Andremo ora a vedere nel dettaglio cos’è l’agricoltura biologica.
Cos’è l’agricoltura biologica: definizione e caratteristiche
Per agricoltura biologica s’intende essenzialmente una metodologia di produzione, alternativa a quella convenzionale e classica, grazie a cui è possibile salvaguardare le varie risorse naturali, promuovere l’esaltazione della biodiversità e mantenere l’equilibrio biologico preesistente. Ovvio come una definizione del genere vada a coprire numerosi aspetti, tuttavia esistono alcuni capisaldi fondamentali che regolano il sistema di valori su cui si basa per l’appunto questa tipologia d’agricoltura.
L’uso di sostanze chimiche, ad esempio, è assolutamente vietato. La tutela delle colture e dell’intera produzione viene effettuata ricorrendo a metodi assolutamente naturali, come un’adeguata selezione delle specie più resistenti. Inoltre, com’è facile intuire, la fertilizzazione del terreno viene eseguita con fertilizzanti naturali al 100%. Naturalmente è bene chiarire come l’approccio biologico si espleti lungo tutti i passaggi e le fasi della filiera, dal produttore al consumatore, in maniera tale che quest’ultimo possa ricevere un prodotto finale di sicura eccellenza, affidabilità e soprattutto sicurezza per la propria salute. Se quindi l’utente finale potrà godere di prodotti altamente rispettosi della natura circostante, lo stesso si può dire per l’agricoltore o produttore che sia i cui vantaggi risiedono nella preservazione dell’ambiente in cui si trova a operare e in una drastica riduzione dei rischi connessi all’uso di sostante chimiche.
Ecco quindi come l’agricoltura biologica presenti dei vantaggi d’indiscutibile valore per tutti i protagonisti coinvolti nel processo e questo insegnamento sembra essere stato recepito con grande attenzione se è vero che l’Italia attualmente sia terza posizione nella classifica delle superfici destinate alla suddetta metodologia.
La normativa in Italia
In Italia l’iter burocratico necessario per ottenere la certificazione biologica è ben specifico e regolato da precisi step da seguire. Prima di tutto è necessario che l’azienda di riferimento in tutte le fasi della filiera segua le opportune regole stilate dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, solo successivamente si potrà passare alla fase operativa vera e propria.
Ovviamente per ottenere la dicitura bio è essenziale che vengano eseguiti adeguati controlli, questi sono affidati solitamente a un ente di controllo terzo che tramite ispezioni a sorpresa verifica la fattibilità di assegnazione della certificazione. Le ispezioni, inoltre, oltre a essere a sorpresa, riguarderanno ogni singola fase del ciclo produttivo, da quella iniziale a quella della vendita finale.
In linea di massima si può comunque dire che i passi basilari per ottenere la dicitura bio sono:
- L’individuazione di un ente di controllo estraneo al quale andrà inviata tutta la documentazione relativa alla propria azienda;
- La notifica alla Regione di appartenenza per avviare l’iter vero e proprio;
- L’adeguamento totale a tutte le regole previste dalla relativa normativa di riferimento e dall’ente di controllo;
- Un’attesa di entità variabile tra i 2 e i 3 anni per ottenere la conversione;
- Un’ultima attesa necessaria per ottenere finalmente il riconoscimento sperato. Una volta ottenuta la certificazione ufficiale i prodotti potranno fregiarsi della dicitura “proveniente da agricoltura biologica”.
Infine, importante ricordare come ogni cambiamento effettuato in uno dei qualsivoglia passaggi del ciclo di produzione andrà tempestivamente comunicato entro il limite massimo di 15 giorni per evitare d’incorrere nel diniego della certificazione stessa e in ulteriori problematiche.

Vantaggi e svantaggi
Sui vantaggi e gli svantaggi ottenibili grazie all’adozione dell’agricoltura biologica sono stati condotti numerosi studi volti a fare chiarezza una volta per tutte su alcuni aspetti su cui ancora non si era giunti a un’opinione comune perfettamente condivisa. Uno dei più recenti è quello dei ricercatori dell’University of British Columbia, studio che ha riservato anche delle sorprese da alcuni punti di vista. Prima di tutto è bene chiarire come sia stato condotto basandosi su ben 17 parametri, dalla sostenibilità ambientale alla salute del consumatore, affinché i risultati ottenuti fossero incontrovertibili. Da questo studio è emerso come i vantaggi siano di gran lunga superiore agli svantaggi da un punto di vista prettamente numerico, ma anche considerandone l’importanza in relazione al contesto.
Sicuramente tra i benefici maggiormente raggiungibili c’è quello della qualità nutrizionale. È evidente come la rinuncia assoluta ad agenti chimici risulti una scelta fondamentale per preservare i micronutrienti e al contempo assicurare la sicurezza sia dell’operatore sia del consumatore. Un ulteriore vantaggio è quello relativo al consumo del suolo. La preservazione della biodiversità preesistente è uno dei valori basilari dell’agricoltura biologica, inoltre un approccio dei produttori volti all’armonizzazione e non allo sfruttamento assoluto dei terreni è certamente un comportamento che paga nel medio-lungo periodo.
Infine si può parlare della tematica quanto mai sentita dell’inquinamento. L’agricoltura biologica, infatti, grazie alle sue metodologie di esecuzione agisce in modo tale da ridurre al minimo le emissioni di gas serra connesse all’utilizzo dei fertilizzanti, inoltre c’è anche da considerare come una gestione più accorta del suolo favorisce e coadiuva l’abbattimento di ogni forma d’inquinamento.
Per quanto risulti prodiga di benefici, però, l’agricoltura biologica non è priva di svantaggi. Tra questi è possibile individuarne due principali, uno riguardante il produttore, l’altro il consumatore. Per quel che riguarda il produttore, questo dovrà inevitabilmente avere a che fare con un rendimento più basso rispetto all’agricoltura tradizionale. Si tratta di un male necessario, se così vogliamo chiamarlo, che specificatamente si aggira intorno a una percentuale del 20-25% di riduzione. Per quel che invece riguarda il consumatore, è ovvio come l’agricoltura biologica proprio in virtù delle sue dinamiche peculiari presenti dei prodotti finali dai costi più alti rispetto a quelli ottenuti con l’agricoltura convenzionale. Tuttavia bisogna anche entrare nell’ottica che il costo accessorio sia una sorta d’investimento che si sta facendo per salvaguardare la qualità del bene finale, quindi in definitiva può configurarsi come un vantaggio.
Il futuro dell’agricoltura biologica
Per molti aspetti il futuro dell’agricoltura biologica è ancora tutto da scrivere, tuttavia è possibile scorgere una traccia su cui molto probabilmente s’instraderanno le prospettive prossime. La comunità scientifica internazionale è abbastanza concorde nell’evidenziare come in futuro la connessione tra biotecnologia e agricoltura sarà ancora più forte, soprattutto perché sarà il crescente aumento della popolazione a porre nuove sfide.
La questione è di vecchia data, ma, ad esempio, fu proprio verso la fine degli anni 80 che per la prima volta le tecniche molecolari vennero impiegate per produrre del mais transgenico e quindi molto probabilmente si andrà in tale direzione. I geni opportunamente trattati saranno in grado non solo di fornire prodotti dai valori nutrizionali più elevati, ma persino di eliminare alla radice problematiche d’intolleranza alimentare o eccessiva sensibilità a fattori esterni come la siccità. Un’ottimizzazione dei prodotti finali è qualcosa che riguarderà anche la fase di raccolta ad esempio. La modifica di alcuni opportuni geni farà in modo di eliminare del tutto l’agricoltura intensiva per premiare piuttosto un approccio armonico alla natura circostante con conseguente riduzione dei fattori di rischio.
Questo, però, è solo uno degli scenari che tuttora si stanno studiando. Un fattore di fondamentale importanza riguarderà la corretta sensibilizzazione della popolazione a tematiche che ormai riguardano tutti noi. E a tal proposito fa certamente riflettere come, almeno in Italia, la maggior parte delle realtà aziendali operanti nel settore biologico siano concentrati nel Sud Italia, mentre i consumi sono superiori al Nord. É proprio cominciando a risolvere le piccole discrepanze e a progettare un futuro comune che sarà possibile beneficiare completamente di tutti i vantaggi dell’agricoltura biologica nel breve e nel lungo periodo.