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Si tratta dei Comuni di Badia Calavena, Caldiero, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Illasi, Lavagno, Monteforte d'Alpone, San Martino Buon Albergo, Tregnago e Soave. Insieme ad altri 14 Comuni della provincia orientale di Verona (Montecchia di Crosara, San Bonifacio, Selva di Progno, Vestenanova, Boscochiesanuova, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana, Mezzane, Roncà, Roverè Veronese, San Giovanni Ilarione, San Mauro di Saline, Velo Veronese) dovrebbero andare a costituire il nuovo Consiglio di bacino Verona Est.
Una decisione arrivata dalla Regione senza molte spiegazioni, e di cui si parla ormai da un paio d'anni, che i Comuni coinvolti vivono come un'imposizione ai loro danni.
Il portavoce dei dieci sindaci che si oppongono, il primo cittadino di Soave Lino Gambaretto, ha piegato al giornale L'Arena che le preoccupazioni riguardano il fatto di non sapere chi sarà il capofila di questo nuovo bacino né quali saranno le conseguenze sui costi del servizio che, dopo anni di gestione programmata, dovrebbero finalmente scendere.
Soprattutto si chiedono quale sarebbe il motivo di venire accorpati a Verona, che è ben lontana dagli ottimi risultati di raccolta differenziata dei Comuni che andrebbero trasferiti (che raggiungono già oltre il 74 per cento).
Tutte domande a cui i sindaci pretendono una replica dal Governatore del Veneto Luca Zaia e dall'assessore regionale all'Ambiente Maurizio Conte (esponenti della Lega Nord come il sindaco di Verona Flavio Tosi) dai quali, al contrario, non giunge alcun tipo di risposta.