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Com'era intuibile, il professore emerito di Scienze economiche all'Università di Paris-Sud ha evidenziato che ciò che sta accadendo in campo ambientale, economico e sociale, è il risultato di una concezione di progresso che non tiene conto dei limiti naturali e temporali. Per dirla con le parole di Kenneth Boulding: "Colui che crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un pianeta finito è un pazzo o un economista".
Latouche propone in pratica di combattere il capitalismo giustificando la lotta non attraverso posizioni ideologiche ma attraverso evidenze logiche e scientifiche: come è successo durante la vicenda conosciuta come "Guerra dell'Acqua di Cochabamba", avvenuta nell'aprile del 2000 quando migliaia di persone scesero in piazza e marciarono contro il governo, costretto a revocare la legislazione sulla privatizzazione dell'acqua e il contratto con la multinazionale Bechtel.
Secondo il filosofo francese, per uscire dall'economia a cui siamo abituati è necessario "decolonizzare l'immaginario, demercificare il lavoro, combattere il marketing che manipola le menti attraverso la comunicazione, sviluppare il senso di comunità, coltivando un rapporto più intenso tra una popolazione e la propria terra". Rapporto che va coltivato mantenendo, ed eventualmente recuperando, le tradizioni tipiche del territorio. In questo senso la decrescita non è solo una teoria economica, ma anche filosofica e antropologica, quindi culturale.
Una società che sviluppa le disuguaglianze di reddito come la nostra non crea felicità, nemmeno per i ricchi, distrugge la società, il senso del vivere insieme.
Come cambiare? Secondo Latouche, invertire la rotta prima di emergenze e disastri a cui potrebbero corrispondere svolte autoritarie forse è ancora possibile, ma ciò implica un cambiamento culturale ed una presa di coscienza urgente e di portata globale. "Non una rivoluzione, ma un cambiamento graduale, che parta dal basso".
Rimane però un interrogativo: come mettere in pratica la teoria filosofica del professor Latouche? Siamo la generazione di mezzo destinata a traghettare il mondo verso il cambiamento dopo un brusco stop o la protagonista di questo cambiamento?
E' sufficiente cercare di vivere limitando i consumi e prediligendo scelte green o è necessario prendere una strada più radicale che porti all' isolamento dalla società massificata? Certo è che, in una società di crescita senza crescita si sente sempre più la necessità di una terza via.
Durante l'incontro Serge Latouche ha citato moltissimi autori e pensatori. Qui a seguito una lista dei libri nominati. Se siete interessati ad approfondire gli argomenti trattati e farvi un pensiero libero da condizionamenti, questi sono solo alcuni consigli di lettura.
- Karl Polanyi, La Grande Trasformazione, Einaudi;
- Fernand Braudel, Memorie del mediterraneo, Bompiani 2004;
- Karl Marx, Il Capitale;
- Cornelius Castoriadis, La cultura dell'egoismo, L'anima umana sotto il capitalismo;
- Enrico Berlinguer, Discorsi sull'austerità;
- Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari;
- Thomas Piketty, Disuguaglianze, La visione economica, Feltrinelli;
- Kenneth Boulding, L'immagine;
- Paul Lafargue (genero di Karl Marx), Il diritto alla pigrizia;
- Hannah Arendt, Vita Activa, La condizione umana;
- Max Weber, Sociologia del potere;
- Epicuro, Diogene, Stoici, Lao Tsu, Tiziano Terzani.
Foto credits (da pagina Facebook Verona In):
Apertura - Claudio Concina | Sala - Sofia Biasin